Il Polo espositivo è costituito da tre distinte entità museali: una archeologica, una storica ed una etnografica, collocate all'interno delle strutture del pregevole “Palazzo Zapata”. L’edificio, residenza dei feudatari di Barumini, Las Plassas e Villanovafranca, costituisce uno dei pochi esempi di architettura civile seicentesca in Sardegna. Presenta moduli architettonici classicisti (gli stessi che ispirarono il palazzo cagliaritano dei baroni Zapata, nel cuore del Castello) ed ha un piano-terra e un primo piano, quest’ultimo accessibile in facciata attraverso una scala dalle linee eleganti. Il portale e le finestre mostrano timpani triangolari poggianti su semicolonne con capitelli a canestro; sul timpano del portale è scolpito lo stemma della famiglia: lo scudo con i tre calzari. Il palazzo fu costruito sulle rovine di un nuraghe trilobato, chiamato popolarmente “Nurax’e Cresia”, in quanto prossimo alla Parrocchiale della Beata Vergine Immacolata. Con la recente ristrutturazione a scopo museale degli interni del palazzo, è stato possibile mettere in luce tali rovine - tratti dell'antemurale e di una parte di villaggio- offrendo un’affascinante visione dall'alto del monumento nuragico, grazie ad un sistema di passerelle e di pavimenti trasparenti. Una serie di pannelli didattici disposti lungo le passerelle consente di addentrarsi progressivamente in un percorso di conoscenza generale sulla civiltà nuragica, reso più puntuale negli ambienti superiori, dedicati alle vicende ed agli scavi del celebre nuraghe “Su Nuraxi”, situato a poca distanza dal palazzotto feudale. Vengono presentati alcuni contesti particolarmente significativi, come la "capanna 80" da cui proviene un betilo in pietra in forma di nuraghe monotorre. Chiude il percorso una sala inferiore che mostra alcune tipologie di reperti con l'intento di esplicitarne le funzioni in rapporto alle pratiche di vita in età nuragica. Le due sezioni storica ed etnografica sono allestite nelle strutture dell’antica corte rustica annessa al palazzo. La sezione storica mostra i documenti d'archivio della famiglia Zapata, alcuni in originale, altri, la parte più antica e rilevante, digitalizzati grazie alla disponibilità degli eredi. La storia familiare viene ricostruita a partire dal 1541, anno in cui Azor acquistò il feudo, proseguendo con i documenti relativi alle cariche, agli stipendi, ai privilegi, ecc. Si passa poi alla rappresentazione della vita quotidiana dei feudatari, al momento del riscatto del feudo (1839), per concludere con i ricordi di famiglia relativi soprattutto agli ultimi baroni, Lorenzo e Concettina. La sezione etnografica ripropone gli oggetti della cultura contadina utilizzati fino a non molto tempo fa (e in qualche caso ancora oggi): aratri, zappe, gioghi, asce, pialle, cestini, setacci, tini, botti, ecc. con lo scopo di salvaguardare un patrimonio identitario minacciato dai ritmi della modernità. E’ inoltre presente una preziosa collezione di “launeddas”: antichi strumenti musicali a tre canne, tipici della Sardegna meridionale, inscritti nella famiglia mediterranea degli aerofoni policalami, aventi come antenati i clarinetti egizi e sumeri. Teche e pannelli illustrano le varie componenti dello strumento, le tecniche di costruzione e di assemblaggio, nonché i prodotti finiti con le varietà delle tonalità musicali. Perché è importante visitarlo? Un signorile palazzotto seicentesco svela al suo interno inaspettate imponenti murature nuragiche, carte d’archivio raccontano di un’antica famiglia aragonese e del suo feudo, oggetti del vivere quotidiano diventano memoria popolare. E’ la storia di un angolo di Sardegna, reso illustre dal più celebre dei nuraghi, il “Su Nuraxi”, dichiarato patrimonio dell’umanità. Servizi. Possibilità di visite guidate tutti i giorni e di attività didattiche con le scuole. Mancanza di barriere architettoniche.